La via Claudia-Augusta - Seconda Tappa

Schongau – Lermoos

08 luglio 2014


“Piove sul giusto e piove anche sull'ingiusto; ma sul giusto di più, perché l'ingiusto gli ruba l'ombrello.” (Charles Bowen)


La seconda tappa della via Claudia-Augusta occuperà per molto, molto tempo il primo posto nella classifica delle tappe più eroiche di Lazy on Bike, visti i suoi 75 km sotto una fitta pioggia ininterrotta.

Al suono della sveglia, dopo alcuni grugniti di rito, ci alziamo dal letto pronti per affrontare la nuova giornata. Le previsioni del tempo hanno promesso pioggia e aprendo la finestra ci accorgiamo che, forse, non hanno tutti i torti: il cielo è veramente grigio, ma al momento non scorgiamo alcuna precipitazione. Investiti da un improvviso vento di speranza, iniziamo a pensare che forse il destino potrebbe riservarci un trattamento speciale, risparmiandoci la giornata d’acqua annunciata.

Scendiamo per concederci la nostra parca colazione e dopo aver assaggiato tutto quello che il buffet ci offre, il nostro spirito risulta ulteriormente appagato. Poco importa che dalla finestra iniziamo a scorgere le prime gocce di pioggia: a stomaco pieno diviene tutto più facile da affrontare.

La partenza da Schongau avviene ad un orario decisamente più decente rispetto a quello del giorno precedente: alle 10.00 siamo già fuori dall'hotel. Ci prendiamo 10 minuti scarsi per far fronte ad alcuni problemi di natura tecnica emersi durante il viaggio del giorno precedente, ancora legati all’approssimativo montaggio delle biciclette a Monaco. Terminate le operazioni meccaniche, partiamo di buona lena.

Non riusciamo a far terminare ai pedali una rotazione completa che cominciano a ridiscendere nuove gocce di pioggia che nel frattempo, dall’ora di colazione alla nostra uscita dall’albergo, avevano smesso di cadere. Non trascorrono neanche 5 minuti, che le poche gocce di pioggia si trasformano in una fitta pioggerella battente che resterà in nostra compagnia per tutto il giorno: pedalare in queste condizioni per degli scarsi come noi è decisamente proibitivo.


Come se non bastasse abbiamo il vento contro e la temperatura è evidentemente scesa parecchio rispetto al giorno precedente. Tutto questo, unito al fatto che dopo pochi chilometri abbiamo vestiti e scarpe completamente bagnati, ci fa avvertire una leggera sensazione di disagio a tutto il corpo. Nonostante questo le nostre menti restano salde e lucide e affrontiamo con spensieratezza le avverse condizioni.

Durante il tragitto, dopo circa 3 ore di pedalate, iniziamo a scorgere in lontananza, ed immerso nella foschia, il castello di Neuschwanstein e, più in basso, il suo fido guardiano: il castello di Hohenschwangau, entrambi voluti da Re Ludwig II di Baviera, per soddisfare i propri sfizi. Relativamente a Neuschwanstein è doveroso precisare che Walt Disney, rimastone affascinato, lo ha preso come modello per il castello del suo celebre film d'animazione "La bella addormentata nel bosco" (1959). Decidiamo di accontentarci della vista in lontananza dei due castelli, dato che avvicinarci con tutte le condizioni meteo a nostro sfavore è alquanto infattibile.

Decidiamo quindi di proseguire verso la bella cittadina di Füssen, luogo prescelto per il nostro pranzo. Tuttavia lungo la strada, a circa 3-4 km dalla città, incontriamo un piccolo negozio, alquanto simile, se non fosse per le dimensioni, ad un supermercato, dato che il suo interno troviamo di tutto: dai generi alimentari, ai giornali, ai costumi da bagno (a cosa serviranno, non ci è dato saperlo!).

La fame, la stanchezza e il freddo vincono sulla nostra tabella di marcia e concordiamo pertanto di anticipare la sosta. All’interno del negozio troviamo un simpatico ragazzo con il quale scambiamo quattro chiacchiere sul nostro viaggio, mentre ci prepara il meritatissimo pranzo: brezel ripieni con burro e prosciutto. Ci convinciamo infatti che per poter convivere pacificamente con il freddo e con l’acqua ci conviene nutrirci con alimenti grassi e burrosi: non a caso le papere e le oche, protette dal loro spesso strato di grasso, riescono a trascorrere intere giornate nelle acque gelate di laghi e stagni.

Forti dei nostri convincimenti, durante la pausa pranzo, maturiamo anche un’altra decisione: dobbiamo iniziare a mangiare più spesso, dato che abbiamo veramente bisogno di tante, tantissime calorie per affrontare la giornata. Questa decisione ci porta quindi ad acquistare delle burrosissime pastine d'emergenza per il viaggio. Da notare come, in un modo o nell’altro, riusciamo sempre a portare la scienza dalla nostra parte: ogni espediente è quello giusto per mangiare, bere, bere e mangiare. Bravi noi!

Dopo la rapida pausa pranzo ripartiamo sotto la pioggia battente e una mezzoretta più tardi arriviamo a Füssen. Ci rammarichiamo di non poterci fermare, dato che la cittadina è veramente incantevole, ma le condizioni sono realmente proibitive.

Attraversiamo quindi velocemente il paese per affrontare gli ultimi 30 km che ci separano da Lermoos. Tuttavia, riusciamo a fare pochissima strada in quanto un inconveniente di non poco conto si abbatte inesorabilmente su di noi: la foratura della ruota posteriore della bicicletta di Filippo, proprio a pochissimi metri dal confine tra Germania e Austria.


Con destrezza cambiamo la camera d’aria, impiegando pochissimo tempo per adattarla all’interno della gomma e un tempo infinito, comprensivo di relativa sudata, per gonfiarla con la minuscola pompa di Mauro. Il tutto ci porta via una 20ina di minuti e subito dopo ripartiamo più veloci della luce per recuperare il tempo perso.

Ancora una volta, riusciamo a fare pochissima strada in quanto la gomma, appena aggiustata, si sgonfia nuovamente: comprendiamo quindi che il problema non è solo della camera d’aria ma anche dello pneumatico, dove probabilmente è rimasto qualcosa incastrato.

L’unica cosa da fare è rivolgersi ad un negozio specializzato e, per farlo, siamo costretti a tornare indietro fino a Füssen (per fortuna ci siamo allontanati poco!). Pertanto, dopo aver nuovamente smontato la gomma, Alessandro e Mauro partono di buona andatura e 10 minuti più tardi arrivano nuovamente in paese, dove si mettono in cerca del manutentore. Non impiegano troppo tempo a trovarlo e, una volta spiegato il problema, attendono impazientemente la risoluzione dello stesso. Nel frattempo, decidono di acquistare una nuova camera d’aria per la bicicletta di Filippo, in quanto quella appena cambiata è già da buttare.

Trascorrono circa 20 minuti, prima che l’addetto del negozio si ripresenti con la gomma completamente rinnovata e perfettamente gonfia. Alessandro e Mauro ripartono quindi per affrontare nuovamente, per la terza volta, lo stesso breve tratto di strada.


Ritrovati Filippo e la bicicletta, rimontiamo la ruota e ripartiamo nuovamente, verso le 16.00, con la nostra resistenza psicologica messa a dura prova dall’eccessiva perdita di tempo. Filippo, in più di un’occasione, dice che non è possibile raggiungere la destinazione prescelta e cerca di convincere Mauro e Alessandro ad individuare un precedente luogo di sosta. L’ipotesi di Filippo è avvalorata anche da fatto che la nostra preziosa guida, ormai ridotta ad una palla di carta, ci segnala un tratto sterrato di circa 3 km di impietosa salita, una volta superata la cittadina di Reutte.

Decidiamo comunque di proseguire fino a Lermoos, come da tabella di marcia. Superata Reutte, constatiamo che la salita segnalata dalla guida esiste veramente e che è decisamente terribile, tanto che siamo anche più volte costretti a scendere dalle biciclette e spingerle. L’unico aspetto positivo di questo passaggio in mezzo al bosco è rappresentato dalla presenza delle fragoline di bosco, che in questa zona crescono copiose (l’acqua proprio non manca!) e delle quali Alessandro va particolarmente ghiotto.

Va tuttavia precisato, che lo stesso Alessandro non riesce a vederle nemmeno per scommessa e Mauro, armato di santa pazienza, è costretto a fare da procacciatore di fragole. Va detto che la soddisfazione espressa da Alessandro, ripaga a pieno le “fatiche” della raccolta.


Lo stesso Filippo, ormai sopraffatto da una crisi nera, si concede un paio di gustosi frutti, prima di rientrare nel suo personaggio e richiamare tutti all’ordine.

L’ultimo tratto di circa 20 km che ci separa da Lermoos ci sembra quasi una passeggiata: ormai siamo bagnati fino alle ossa, infreddoliti e stanchi, quindi non c’è veramente più nulla che possa turbare ulteriormente i nostri animi.

Arriviamo in paese intorno alle 20.00 e lungo la strada principale individuiamo velocemente il nostro hotel, la cui vista rappresenta per noi un vero e proprio miraggio. Saliamo in camera e constatiamo, sinceramente con scarso stupore, che ogni cosa contenuta nelle nostre borse è pressoché completamente fradicia. Soltanto Filippo, che ha opportunamente racchiuso alcune cose all’interno dei sacchetti di plastica, ha ancora qualcosa di asciutto.

Fortunatamente, in camera troviamo uno di quei phon appesi al muro e i minuti che seguono ci vedono impegnati in una sorta di festino in totale condivisione dentro al bagno, il quale diviene trafficato come il tratto dell’autostrada da Roncobilaccio a Barberino di Mugello, con gente che si fa la doccia, gente che asciuga le scarpe e gente che si cura di trovare dei vestiti asciutti per uscire a cena.

Già, la cena. Coscienti del fatto che in Austria, così come in Germania, mangiano ad un orario al quale noi, usualmente, facciamo merenda, iniziamo ad intravedere la possibilità di restare a digiuno, aspetto per noi impensabile. Ci preoccupiamo pertanto di continuare ad asciugare il minimo indispensabile che ci consenta di avere qualcosa da metterci addosso, ma nonostante questo, visti gli scarsi risultati, Filippo inizia a smerciare la sua roba asciutta ai compagni di viaggio.

Con questi accorgimenti, alle 21.00, riusciamo a sederci a tavola, giusto in tempo per poter ancora mangiare qualcosa. Per evitare di rendere suscettibili gli animi dei nostri ristoratori, sicuramente già infastiditi dal nostro tardo arrivo, prendiamo tutti la stessa portata: tre belle schnitzel con contorno di patate fritte, seguite da torta Sacher e strudel di mele che ci rimettono al mondo. Da bere, ovviamente, birra!

Verso le 22.30 saliamo nuovamente in camera per completare la nostra opera di asciugatura. Con il perfetto tedesco di Filippo, funzionale anche in Austria, riusciamo a sapere che in un piccolissimo campeggio adiacente al nostro hotel è presente un’altrettanto minuscola lavanderia, dotata di asciugatrice. Veramente un grande colpo di cu…, ehm, di fortuna!

Filippo e Mauro armati di buste contenenti scarpe e vestiti si dirigono verso la piccola lavanderia ed iniziano a dare vita alle macchine ottocentesche. Un’oretta più tardi recuperiamo le nostre cose, nello specifico ancora abbastanza bagnate, e saliamo nuovamente in camera.

Pochi minuti più tardi l’intera stanza, che per fortuna non è delle più piccole, viene completamente invasa dalle nostre cose umide, bagnate o completamente fradice che vengono appese o appoggiate in ogni dove: lampadari, termosifone (ovviamente spento!), divano e mobili di varia natura.

Nel frattempo, alla televisione, la Germania si appresta a stracciare il Brasile nella semifinale del Mondiale, che ci fa compagnia fino all’ora di dormire.

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