La via Claudia-Augusta - Terza Tappa

Lermoos – Prutz
09 luglio 2014

“Ho imparato così tanto da voi, uomini… ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità risiede nel modo con il quale questa montagna è stata scalata.” (Gabriel Garcia Marquez)


Come i più attenti avranno già notato leggendo il titolo, la meta finale della tappa odierna non è la stessa dichiarata nell’introduzione alla via Claudia-Augusta e infatti questa rappresenta a tutti gli effetti la prima variazione al piano di viaggio iniziale.

Come ogni mattina, al suono della sveglia, scatta il consueto attimo di panico che ci riconduce alla realtà: nel caso specifico, la realtà di dover affrontare il primo passo alpino, il Fernpass, presumibilmente in una condizione meteorologica analoga a quella del giorno precedente, almeno così sostengono le previsioni.

A rasserenare i nostri animi giunge il momento di fare colazione che, come di consueto, ci vede recitare nella parte degli attori protagonisti, con un’interpretazione da premio Oscar.

Come spesso avviene, durante la colazione, ci dedichiamo anche alla consultazione della guida, attività piuttosto frequente nel nostro gruppo, non tanto per un’effettiva necessità, quanto piuttosto per conoscere l’arduo percorso che ci attende e, di conseguenza, potercene lamentare in libertà. Proprio durante questa certosina attività, ci rendiamo conto che in fase organizzativa abbiamo decisamente sbagliato a fare il conto dei chilometri e lo stop previsto a Landeck si rivela essere troppo in anticipo per poter rispettare la nostra tabella di marcia. Decidiamo quindi di cancellare la prenotazione all’albergo di Landeck e di fissare un nuovo hotel nella minuscola cittadina di Prutz, località a metà strada tra il Fernpass e il Passo Resia, a nostro avviso più adatta per poter affrontare al meglio la tappa del giorno seguente, sulla carta la più impegnativa.

Dopo aver fatto un grande onore al buffet, ancora una volta ben fornito, ed aver apportato le suddette modifiche al nostro planning, torniamo in camera per prepararci alla partenza. La preparazione ci riserva ancora dei momenti di intimità con il phon dell’albergo, con il quale completiamo l’attività di asciugatura delle scarpe. Questa volta, ci curiamo di mettere tutte le nostre cose all’interno dei sacchetti di plastica, per evitare di ripetere l’errore del giorno precedente.

Usciamo dall’hotel verso le 9.00 e ci accorgiamo, con disappunto unanime, che dal cielo iniziano a cadere alcune gocce di pioggia che iniziano a preoccuparci immensamente, dato che affrontare il terribile Fernpass sotto la pioggia del giorno precedente potrebbe rivelarsi davvero proibitivo.

Tuttavia, almeno per una volta, la fortuna si schiera dalla nostra parte e le gocce si rivelano essere veramente due di numero: giusto il tempo di accompagnarci fuori dal paese, dopo di che ci abbandonano per non ripresentarsi più.

Iniziamo quindi la salita verso il Fernpass. L’iniziale tratto di strada asfaltata dura pochissimo, più o meno quanto la pioggia, e viene sostituito da un percorso sterrato decisamente impegnativo, che ci mette subito alla prova e ci costringe molto spesso a scendere e spingere le biciclette. Ci rincuora solo il fatto che la nostra guida, parlando di questo tratto, recita, più o meno, le seguenti parole: “… anche i ciclisti più esperti sono costretti a scendere e proseguire a piedi.”… almeno per una volta la nostra pigrizia non emerge sovrana.


Il percorso si snoda in mezzo ad un paesaggio di montagna veramente bellissimo fatto di boschi di conifere che si estendono a perdita d’occhio, contornati dalle cime delle montagne tra le quali, quelle più alte, risultano coperte di neve. E in effetti ci rendiamo conto, anche pedalando, che la temperatura non è poi così alta.

La nostra attenzione è catturata prevalentemente da alcune lumache e chiocciole di dimensioni colossali, evidentemente uscite in seguito alla pioggia, e dalle ormai classiche fragoline di bosco che eccitano a dismisura Alessandro il quale, tuttavia, non riesce a vederle neanche in sogno e, come il giorno precedente, deve rimettere la sua eccitazione nelle mani di Mauro che, pazientemente, procaccia il cibo per l’amico, riservandosi anche di metterne qualcuna in bocca.


Raggiungiamo il passo verso le 13.00 e, dopo esserci complimentati con noi stessi per l’impresa portata a compimento, ci godiamo alcuni minuti il meraviglioso panorama, che ci ripaga pienamente della fatica.

La contemplazione, accompagnata dal calo di adrenalina, iniziano a ricordarci che dalla colazione sono già trascorse diverse ore. Ci precipitiamo quindi lungo il sentiero in discesa che si rivela essere davvero suggestivo: una striscia di terra in mezzo ai boschi secolari, che termina al meraviglioso castello di Fern.

Lungo la strada, quando il tracciato torna ad essere più o meno pianeggiante, incontriamo il luogo che decidiamo essere quello più indicato per il nostro pranzo: un minuscolo locale, simile ad un nostro forno, dove è anche possibile consumare dei piatti caldi direttamente in loco. L’aria fresca ci induce a mangiare tre vasconi di gulasch che ci rimettono al mondo. Ovviamente, vista la sfacchinata mattutina, crediamo di meritarci anche tre ottime porzioni di dolce, che si presentano quasi da sole nella nostra tavola.

Con la pancia piena e l’animo rasserenato, decidiamo di ripartire intorno alle 15.00 per dedicarci al tratto pomeridiano che si prospetta decisamente più tranquillo rispetto a quello della mattina. Pochi chilometri dopo, raggiungiamo il fiume Inn all’altezza della cittadina di Imst e imbocchiamo la pista ciclabile che costeggia il suo corso fino a Landeck.

In prossimità di Imst iniziamo a ponderare l’idea di una sosta, ma visto che i nostri fisici reggono piuttosto bene, decidiamo di proseguire. La scelta di non fermarci si rivela vincente, in quanto l’arrivo a Landeck avviene verso le 18.00, giusto l’ora di merenda e di una birra che ci lasciano esattamente il tempo di percorrere gli ultimi 15 km fino a Prutz.

L’ultima parte del pomeriggio scorre abbastanza tranquilla e senza particolari degni di nota. L’arrivo a destinazione, verso le 20.00, avviene, per la prima volta in questo viaggio, in una condizione di cielo molto nuvoloso, ma senza pioggia e riteniamo giusto onorare il lieto evento con una foto del cartello “Prutz”.

Dopo una breve ricerca, raggiungiamo quello che crediamo essere il nostro hotel, che invece si rivela essere un bellissimo appartamento, disperso nella campagna austriaca, composto di due camere, un soggiorno, una cucina e due bagni: peccato non potervi restare per una settimana intera.

La contemplazione e i relativi commenti in merito all’appartamento vengono interrotti da un pensiero comune: siamo in un paesino di 20 anime dell’Austria, dove notoriamente fanno cena alle 18.30, e sono già le 20.00 passate… se vogliamo mangiare qualcosa, dobbiamo sbrigarci.

Ci infiliamo, a turno, sotto la doccia e in una mezzora siamo pronti per uscire. Ci facciamo indicare il ristorante migliore del paese e ci precipitiamo a cercarlo. Ancora una volta, riusciamo a sederci pochi minuti prima della chiusura della cucina.

La cena è veramente ottima: una grigliata mista per Mauro e due medaglioni di maiale arrosto per Alessandro e Filippo. Dopo mangiato, ci resta anche il tempo di una bevuta nel locale più in voga del paese (forse perché è l’unico) dove un’arzilla signora piuttosto in là con gli anni serve birra a volontà ai numerosi avventori, personaggi bellissimi, giunti per poter guardare e commentare in compagnia la semifinale del Mondiale tra Olanda e Argentina.

Attendiamo la fine del primo tempo e decidiamo di tornare nel nostro appartamento per completare la visione della partita, anche se la stanchezza, ad un certo punto, ha decisamente la meglio.

Dopo aver alternato brevissimi momenti di partita a lunghissimi momenti di sonno, comprendiamo che è giunta l’ora di andare a letto, per preparare i nostri corpi alla salita verso il Passo Resia, il giorno seguente.

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