La via Francigena - Quarta Tappa

Viterbo - Campagnano di Roma
15 giugno 2013

"Bello e piacevole andar così per il mondo e sentirsi così bambino, così risvegliato, così aperto all'immediatezza delle cose, così fiducioso." (Hermann Hesse)


Dopo la movida viterbese, alle 8.00 inizia la nostra nuova giornata. Rileviamo subito, con molto disappunto, che i dolori sono decisamente aumentati rispetto al giorno precedente e l'idea di appoggiare nuovamente il cu... ops! il sedere sul sellino inizia ad inquietarci.

Tutto questo non ci impedisce, ovviamente, di scendere a fare un'abbondante colazione. Dopo mangiato, torniamo in camera per preparare le nostre poche cose, poi scendiamo nuovamente, prendiamo le biciclette nel garage e partiamo per la nostra quarta avventura.

La partenza da Viterbo avviene lungo una bellissima strada scavata nel tufo, molto ombreggiata e soprattutto, almeno per una volta, non in salita. La via Francigena in questo tratto attraversa una morbida campagna davvero bella, passando accanto ai resti di un ponte romano e di una tomba etrusca, in prossimità dei quali ci fermiamo a scattare alcune foto, anche se i ruderi sono quasi completamente avvolti dalla vegetazione. In questo tratto non registriamo intoppi, al contrario ci godiamo la suggestiva campagna nella piacevole frescura della strada in ombra.


Dopo pochi chilometri, tuttavia, il percorso peggiora in modo sostanziale e la percorribilissima strada sterrata viene sostituita da un accidentato sentiero di campagna, talvolta completamente coperto d'erba che ne cancella quasi totalmente le tracce. In queste condizioni, ad un certo punto, vista anche l'assenza di un'opportuna segnaletica, perdiamo il contatto con il sentiero e ci addentriamo erroneamente all'interno di una proprietà privata, dalla quale, poco dopo, siamo costretti a tornare indietro.

L'inconveniente ci ruba soltanto una decina di minuti e una volta recuperata la “diritta via” riprendiamo il nostro viaggio più veloci della luce… o quasi! Rispetto alla strada della prima mattina, lungo il sentiero non troviamo alcuna forma di vegetazione arborea e siamo pertanto costretti a proseguire sotto il sole cocente di giugno. Il percorso accidentato e il caldo iniziano a mettere a dura prova la resistenza psicologica di Filippo che ad un certo punto dichiara di non avere nessuna intenzione di proseguire. Va detto che l’opera di convincimento di Alessandro-Mauro, a questo punto, diviene alquanto facile, in quanto l’idea di tornare indietro, avendo già superato la metà del percorso, non è allettante neanche per il nostro Filippo.

Nonostante gli intoppi tecnico-psicologici raggiungiamo la nostra prima tappa, Vetralla, intorno alle 12.30, abbastanza in anticipo secondo la nostra tabella di marcia. Ci fermiamo per alcuni minuti a riprendere fiato e intanto iniziamo a studiare il percorso per lo step successivo, quello che ci avrebbe condotto a Sutri. Dalla carta il tracciato appare impegnativo, motivo per il quale, da perfetti pigri, decidiamo di abbandonare nuovamente la via Francigena per la Cassia.

La scelta si rivela tuttavia una delle più infelici, in quanto il traffico è veramente insostenibile. In tutto questo, Mauro rischia la vita in almeno due occasioni: la prima volta quando due macchine si schiantano davanti ai suoi occhi, a circa due metri dalla bicicletta e la seconda quando un motociclista cade dal suo mezzo, che inizia a scivolare di fianco sulla strada passando a distanza di circa 20 cm dalla ruota anteriore. Panico! Come se non bastasse, la ripartenza da Vetralla prevede una salita ingiusta e terrificante della quale non siamo a conoscenza.

Tutti questi fattori, sommati insieme, rendono questo tratto il meno piacevole della giornata. Ma sappiamo noi come consolarci: sono già le 14.00 passate e il nostro organismo ha già da tempo iniziato a ricordarci che dalla colazione sono trascorse diverse ore. Da bravi sportivi, siamo molto attenti nell’ascoltare ed accogliere i bisogni del nostro corpo, quindi ci fermiamo in un ristorante incontrato lungo la strada dove prendiamo un ottimo piatto di pasta all’amatriciana che ci rimette al mondo.

Dopo un breve riposo, decidiamo di ripartire, visto che ci mancano ancora diversi chilometri per completare la tappa odierna. Proseguiamo il percorso lungo la Cassia e raggiungiamo la bella e suggestiva Sutri, dove ci concediamo anche un po’ di meritato turismo, visitando il bellissimo anfiteatro romano, completamente scavato nel tufo, e la necropoli etrusca. La visita è accompagnata da un vero e proprio servizio fotografico.


Riprendiamo il cammino verso le 17.30. Dopo la terribile esperienza della mattina, decidiamo unanimemente di abbandonare la Cassia e riprendere il cammino lungo la via Francigena. Già dopo pochi chilometri, ci complimentiamo con noi stessi per la scelta vincente: in questo tratto, infatti, il percorso è davvero molto bello e ben segnalato e soprattutto prevede la sosta alle cascate di Monte Gelato, dove ci concediamo l’ennesimo bagno. Non appena mettiamo un piede nell’acqua, conveniamo che la toponomastica è assolutamente azzeccata.


Opportunamente rigenerati dal bagno nell’acqua gelida, continuiamo per gli ultimi chilometri che ci separano dall'arrivo. Questo tratto, piuttosto tranquillo da un punto di vista del percorso, non è caratterizzato da particolari eventi degni di nota.

L’arrivo a Campagnano di Roma è preceduto da un’ultima immeritata salita che ci fa arrivare in paese con la lingua felpata e la totale assenza di salivazione. Dopo esserci ripresi dalla fatica, ci mettiamo in cerca del nostro albergo: il centro di Campagnano è minuscolo, quindi non abbiamo grosse difficoltà a trovarlo. Saliamo in camera e ci prepariamo per l’appuntamento più importante della giornata: la cena.

Attraversiamo un breve momento di panico quando Filippo dichiara di voler disertare la cena per dedicare le sue attenzioni alla festa dei tifosi della Lazio, che stava “scuotendo” l’intero paese in conseguenza della recente vittoria della Coppa Italia.

Fortunatamente riusciamo a fargli cambiare idea e ci concentriamo su un gustosissimo antipastone “tutto fritto” seguito da un’ottima ed abbondante porzione di coda alla vaccinara.

Terminata la cena, ci apprestiamo a raggiungere il fulcro della festa laziale, ma non appena arrivati in loco, troviamo soltanto una piazza deserta.

Nel tornare verso l’albergo, distante circa 200 metri, ci imbattiamo in un piccolo bar ancora aperto, dove riteniamo opportuno concederci un bicchierino di grappa, fondamentale per la digestione della cena. Ci sediamo fuori dal locale a bere e, quando la proprietaria ci chiude la saracinesca in faccia, comprendiamo che è giunta l’ora di andare a letto.

Saliamo quindi in camera e ci prepariamo a trascorrere l’ultima notte del nostro intenso viaggio.

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