La via Francigena - Quinta Tappa

Campagnano di Roma - Roma
16 giugno 2013

"Il cuore di Roma non è il marmo del Senato, ma la sabbia del Colosseo." (Il senatore Gracco, da "Il Gladiatore")


Questa mattina la sveglia suona addirittura prima del solito, verso le 7.30. La certosina pianificazione della sera precedente, infatti, ha stabilito di arrivare nella capitale intorno alle 12.00, con un tempo di percorrenza stimato in circa 4 ore.

Una volta alzati dal letto, riceviamo subito un messaggio inequivocabile dal nostro fisico, che ci ricorda inesorabilmente quanto non siamo sportivi. In realtà, rispetto ai giorni precedenti, diventa anche difficile stabilire da quale specifica parte del corpo provengano i numerosi dolori percepiti: si tratta piuttosto di un unico, diffuso, segnale doloroso a frequenza costante, paragonabile al suono continuo ed incessante di un elettrocardiogramma piatto.

Facciamo colazione al bar di fronte all’albergo e alle 8.00 circa siamo pronti per muoverci alla conquista della capitale. La partenza è contraddistinta dall’ormai tradizionale salita iniziale, la quale, tuttavia, viene affrontata con molta tranquillità, in quanto l’attento studio delle mappe in nostro possesso, ci ha rivelato che la tappa odierna sarà caratterizzata da molte discese e poche salite. Tuttavia, la nostra tranquillità, condita anche dall’assordante rumore dell’imminente successo, sarà presto minata da un inconveniente di non poco conto.

Proprio quando ci si presenta di fronte il tratto meno impegnativo ed una lunga strada in discesa ci si apre di fronte, si abbatte su di noi la cosiddetta sfortuna dei principianti (ma non doveva essere “fortuna”?!) e, prima uno, poi l’altro, si rompono entrambi i freni della bicicletta di Filippo, proprio in mezzo alla campagna romana.

L’inconveniente si traduce immediatamente in un segnale di panico che si origina all’interno dei nostri cervelli i quali ce lo rimandano indietro sotto forma di una rumorosa sirena con luce lampeggiante rossa. Come facciamo a fare 20 km di discesa con una bicicletta senza freni? La crisi di Filippo scende su di noi come una fitta nube nera che, questa volta, si mimetizza in maniera quasi camaleontica con il colore degli animi di Mauro e Alessandro, entrambi di un grigio molto, molto scuro.

Filippo ci chiede di portare a compimento il nostro voto senza di lui e per un attimo crediamo che si tratti dell’unica soluzione possibile per onorare la parola data.

Questo momento di profondo sconforto ci ruba solo una decina di minuti e i nostri animi vengono improvvisamente scossi da un vento fortissimo, che riesce a soffiare via tutto il nero che vi si era insediato, riportando una condizione di cielo sereno o poco nuvoloso. Lo stesso Filippo, in un atto di fierezza che passerà alla storia, lascia uscire dalla propria bocca la frase più emblematica di tutto il nostro viaggio: “Ho fatto 230 km in bicicletta, di certo non mi fermo a 20 km da Roma”.

Ripartiamo quindi gonfi di fiducia, ma con l’inconveniente di dover scendere dalla bicicletta e spingerla ogni qual volta incontriamo una discesa. Cerchiamo più di una volta di chiedere a Filippo di fare un cambio di bicicletta, allo scopo di dividere per tre la fatica di doverla sorreggere senza l’ausilio dei freni, ma Filippo preferisce fare tutto da solo.

Lungo il tratto iniziale, dove effettivamente le discese non mancano, le condizioni meteo dei nostri animi sono caratterizzate da una spiccata variabilità, alternando momenti di sole pieno a brevi ma intensi acquazzoni. Filippo attraversa vari momenti di sconforto, nonostante i quali si rifiuta di concederci la possibilità di aiutarlo.

L’ingresso a Roma avviene attraverso una terribile strada a quattro corsie, molto trafficata e senza nemmeno un marciapiede: evidentemente l’amministrazione capitolina non ha fatto nessun tipo di intervento per attivare percorsi di accesso preferenziali per la via Francigena, e questo è un vero e proprio peccato perché di certo non rappresenta un bel biglietto da visita per chi si è fatto centinaia di chilometri a piedi o in bicicletta. Unica nota positiva del percorso è che il tracciato diviene abbastanza pianeggiante e, anche con una bicicletta senza freni, riusciamo a procedere con una discreta andatura.

Nell’attraversare la periferia della capitale, ci concediamo anche una brevissima sosta ad una fontanina di acqua potabile, contrassegnata dalla storica iscrizione “S.P.Q.R.” che ci convince di avercela veramente quasi fatta.

L’ultima parte del percorso diviene decisamente migliore, in quanto in questo tratto la via Francigena attraversa il parco di Monte Mario, un vero e proprio bosco a due passi dal centro storico della capitale. Ma a quanto pare, ancora una volta, la percorribilità della strada è inversamente proporzionale al tracciato: ci attende infatti una continua discesa fino al centro storico di Roma.

Nuovamente, siamo costretti a rallentare in maniera sostanziale la percorrenza, per permettere a Filippo di spingere il proprio mezzo. Lo spettacolo che ci attende quando riemergiamo dagli alberi del parco è davvero mozzafiato, e ci ripaga totalmente di tutte le fatiche dei giorni precedenti: ci troviamo infatti ai nostri piedi tutto lo skyline della città eterna, da San Pietro fino alla Trinità dei Monti e il Colosseo.


Tuttavia proprio con questo panorama di fronte, siamo sopraffatti dal momento di maggiore tensione di tutto il nostro viaggio. Ci rendiamo infatti conto che prendere il treno che abbiamo individuato per tornare a Siena è ormai praticamente impensabile e ogni altra soluzione che si prospetta sembra escludere ogni possibilità di poter rientrare in tempo per la Cena del Piatto.

Mauro perde la testa: non accetta di non essere nella propria Contrada per uno degli eventi più importanti legato alla vittoria del Palio, atteso per 22 anni. Alessandro, dopo averlo opportunamente (e giustamente!) redarguito, gli ricorda che mentre lui sta lì a piangersi addosso, lui e Filippo stanno cercando di trovare una soluzione.

Infatti, Alessandro e Filippo, con i loro potenti mezzi, iniziano a navigare sul sito delle ferrovie italiane e dopo un’attenta ricerca riescono a trovare un treno che, alle 19.30 circa, sarebbe arrivato alla stazione di Terontola (Cortona) a circa 70 km da Siena. Resta a questo punto da trovare il modo di tornare a casa. Dopo un’attenta riflessione, conveniamo che l’unico modo sia quello di farci venire a prendere da qualcuno e per fortuna vengono anche individuati dei “volontari”.

Rinfrancati dalla soluzione appena trovata e verificata, a questo punto, una discreta quantità di tempo a disposizione prima della partenza del “nuovo” treno, ci concediamo anche alcuni scatti con lo sfondo di Roma.

Scendiamo quindi con la pelle d’oca fino a Piazza San Pietro, termine naturale del percorso della via Francigena.

Di fronte all’imponente cupola siamo pervasi da un momento di pura e sincera emozione. Ce l’abbiamo fatta! I pigri, nonostante i mille intoppi, ce l’hanno fatta. Solo più tardi, ci confessiamo che sotto gli occhiali da sole stavano scendendo copiose lacrime.

A questo punto, decidiamo di toglierci l’ultimo lusso: la traversata del centro storico di Roma in bicicletta fino alla Stazione Termini. I 4km lungo via della Conciliazione, corso Vittorio Emanuele II, piazza Venezia e via dei Fori Imperiali sono indimenticabili: 2000 anni in 40 minuti. L’ultima foto davanti al Colosseo insieme alle nostre bici è solo un arrivederci.


Saliamo in treno, ma prima dedichiamo pochi minuti del nostro tempo a comprare un panino, in considerazione del fatto che i momenti concitati della giornata non ci hanno concesso di fare pranzo: impensabile per noi!

Arriviamo a Terontola intorno alle 19.30, dove troviamo ad attenderci in nostri salvatori. Voliamo a Siena, dove arriviamo circa 50 minuti più tardi. Solo il tempo di una doccia e dopo poco ci ritroviamo, belli e profumati, nella società della Contrada di Valdimontone, esattamente dove il nostro viaggio è iniziato 5 giorni prima.

Questa avventura, nata come un gioco, si è rivelata come, forse, l’esperienza più emozionante di tutta la nostra vita.

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