La via Claudia-Augusta - Quarta Tappa

Prutz – Malles Venosta
10 luglio 2014

“Continua ciò che hai cominciato e forse arriverai alla cima, o almeno arriverai in alto ad un punto che tu solo comprenderai non essere la cima.” (Seneca)


È la mattina della quarta, famigerata, tappa: la salita al Passo Resia. Coscienti del fatto di essere davanti all'ultimo grande ostacolo di questo viaggio, cediamo per una volta alle pressioni psicologiche di Filippo e ci svegliamo addirittura alle 8.00: orario improponibile per dei ghiri come noi.

Dopo aver messo in moto i neuroni, ci ricordiamo che questa mattina abbiamo addirittura la colazione servita in appartamento ed infatti, alle 8.30, precisa come un orologio svizzero, ecco arrivare la gentilissima signora con un enorme vassoio contenente pane, prosciutto, formaggio, burro, marmellate varie, croissant, yogurt, caffè e latte. Una volta uscita la signora, ci strafoghiamo nell’ottima e abbondante colazione e, ovviamente, ci dichiariamo soddisfatti quando nel tavolo sono rimaste solo le briciole.

Iniziamo quindi a radunare le nostre cose per prepararci alla partenza. L’operazione, questa mattina, è più impegnativa del solito in quanto, viste le dimensioni dell’appartamento, abbiamo bisogno di un tempo maggiore per girare tutte le stanze in ciascuna delle quali, straordinariamente ed incredibilmente, troviamo qualcosa di nostro. Ci rendiamo conto di come, analogamente ai gas, tendiamo ad occupare tutto lo spazio a nostra disposizione.

Alle 9.30, forse 9.45, siamo pronti a partire. Stranamente, forse in conseguenza di un fortunato allineamento astrale, questa mattina il tempo sembra essere clemente ed iniziamo a pedalare, addirittura, con un timido sole.


La lieve salita fino alla cittadina di Pfunds scorre velocemente, al punto che quando arriviamo non è nemmeno l'ora della seconda colazione: decidiamo pertanto di procedere spediti verso il confine svizzero e quindi verso la cittadina di Martina, punto di partenza per la salita verso il Passo Resia.

L’ingresso in Svizzera avviene tramite regolare frontiera, comprensiva di guardie in ingresso e in uscita, alle quali, evidentemente, facciamo veramente schifo, dato che ci fanno passare senza nemmeno degnarci di uno sguardo. Appena superata la dogana, lungo la strada, troviamo un minuscolo negozio, dove riteniamo opportuno acquistare due tavolette di Toblerone, il tipico cioccolato della zona che ci fornisce tutti gli zuccheri necessari per superare il passo alpino. Nel dubbio che gli zuccheri del cioccolato non siano sufficienti, ci affidiamo anche a quelli contenuti in una freschissima bottiglia di Coca-Cola, che ci rimette decisamente al mondo.


Non percorriamo neanche 5 km in Svizzera, che è già ora di rientrare in Austria, questa volta attraverso una dogana completamente deserta. Arrivare al Passo Resia da Martina è veramente un'impresa che, per noi scarsi, può essere definita addirittura ciclopica: si tratta di coprire un dislivello di circa 400 m, dislocati in 7 km, con un percorso comprensivo di 11 tornanti. La nostra salita viene intervallata da numerosissime soste, sempre più ravvicinate tra loro: all’inizio riusciamo a fermarci ogni 600 m, poi ogni 400 m ed infine ogni 200 m; in pratica siamo più statici che in movimento. Il conto alla rovescia dei tornanti che ci mancano a raggiungere la cima, assomiglia a tutti gli effetti al countdown corale che viene intonato la notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, prima di stappare lo spumante: solo un po’ più lento.


C’è da dire che le nostre soste sono allietate dal paesaggio meraviglioso che ci si apre di fronte. Attorno a noi possiamo infatti ammirare la maestosità della cime alpine, che con il sole, ormai divenuto nostro compagno di viaggio, sono ancora più belle e suggestive. Fare milioni di foto, tutte uguali tra loro, diviene la scusa più gettonata per poter prolungare di qualche secondo le nostre pause.

In questo tratto ci prendiamo anche i nostri vari ed eventuali momenti di vergogna, quando vediamo sfrecciarci di fianco signore e signori di età nettamente superiore alla nostra, che sembrano non sentire affatto la fatica che sentiamo noi. Beati loro!


Con il nostro passo, sicuramente più lento di quello di ogni altro individuo presente su quella montagna, arriviamo comunque in cima. Siamo decisamente devastati, ma gonfi d’orgoglio: ci sentiamo Coppi, Gimondi e Bartali sul Passo Gavia.

Concluso il tratto più difficile di tutto il viaggio, iniziamo a dedicare le nostre attenzioni al meritatissimo pranzo. A tale proposito, lungo la strada, incontriamo la cittadina di Nauders, ultimo avamposto austriaco prima del confine italiano, che decidiamo essere il posto più adatto per ricaricare le pile con due panini a testa con il leberkäse, una specie di polpettone tipico della zona, accompagnato da un’ottima e fresca birra.

Il momento di tranquillità viene interrotto dalle paturnie di Filippo, che sostiene che mancano ancora molti chilometri all’arrivo ed inizia ad esercitare notevoli pressioni per ripartire. Inizialmente Alessandro e Mauro la prendono comoda, come sempre, ma quando l’amico inizia a minacciare di ripartire da solo, decidono, contro voglia, di rimettersi in sella.

Ripartiamo quindi verso il passo Resia (che è poco più in alto rispetto al paese) e quindi verso il confine italiano. Alla vista del cartello “Italia” veniamo colti da un momento di intenso patriottismo durante il quale ci ritroviamo ad intonare, più o meno, i versi scritti nel 1847 dal nostro connazionale Goffredo Mameli. La scenetta, ovviamente ripresa con il telefono per essere tramandata ai posteri, suscita l’ilarità di due ragazzi che ci guardano divertiti.


Una volta rientrati in Italia, tutto diviene improvvisamente semplice: non tanto perché siamo in Italia, quanto perché inizia la discesa. Ci sentiamo così sereni e fiduciosi da concederci anche una prolungata sosta su una spiaggia del lago di Resia, proprio di fronte al famosissimo campanile sommerso, che viene immortalato in numerosissimi scatti. Alessandro prova anche ad entrare in acqua, ma gli basta immergervi la punta dei piedi per ridefinire il suo concetto di “ghiacciato”.


Riprendiamo quindi il cammino per percorrere l’ultimo tratto fino a Malles Venosta. Inizialmente percorriamo la strada pianeggiante lungo il lago la quale, dopo pochi chilometri, si trasforma in una ripidissima discesa in mezzo ai campi che corre parallela all’Adige, il quale, originatosi dal lago di Resia, in questo punto è poco più che un torrente.


Iniziamo a scorgere il campanile di Malles Venosta intorno alle 19.30 e 10 minuti più tardi facciamo il nostro ingresso trionfale in paese. Ci mettiamo immediatamente in cerca del nostro albergo, lungo le stradine strettissime della cittadina. Una volta individuato l’hotel e lasciate le biciclette in un minuscolo garage, saliamo nella nostra stanza per prepararci all’appuntamento più importante della giornata: la cena.

Dopo una veloce doccia e un altrettanto veloce riposino, scendiamo nuovamente in strada, in cerca della birreria Först, luogo individuato già prima di partire.

Effettivamente la cena rappresenta a tutti gli effetti la ciliegina sulla torta di una giornata epica. Prendiamo un ottimo risotto seguito da costoline di maiale grigliate, che ci ripagano di tutte le fatiche. Sebbene la geografia sia a tutti gli effetti contro di noi, riteniamo di essere ancora solo in parte giunti in Italia, al punto da concederci di accompagnare il tutto con una birra.

Malles Venosta non offre grandi intrattenimenti serali, motivo per il quale ci prendiamo giusto il tempo di due passi, necessari per tornare al nostro albergo. Abbiamo tutti i presupposti per ritenere che prendere sonno non sarà affatto difficile.

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