La via Claudia-Augusta - Quinta Tappa

Malles Venosta – Bolzano
11 luglio 2014

“A me piacciono gli anfratti bui delle osterie dormienti, dove la gente culmina nell’eccesso del canto, a me piacciono le cose bestemmiate e leggere, e i calici di vino profondi, dove la mente esulta, livello di magico pensiero.” (Alda Merini)


La quinta tappa è, sulla carta, quella più facile di tutto il viaggio: una lunga e pressoché continua discesa fino a Bolzano. Tuttavia, in fase organizzativa, questa valutazione viene fatta senza conteggiare attentamente i chilometri, con il risultato che ci troviamo di fronte una tappa, si, in discesa, ma di quasi 100 km.

A tale proposito, è opportuno specificare che nella scelta dei punti di sosta abbiamo prevalentemente tenuto conto della nostra vera indole che, per i più distratti, ricordiamo essere la goduria. Quindi, ove possibile, abbiamo sempre optato per città le cui dimensioni consentissero di trovare qualche passatempo anche durante gli orari serali: pertanto, ecco che Bolzano e Trento sono immediatamente divenute due tappe obbligatorie del nostro viaggio, a prescindere dalla loro posizione geografica. Riepilogando quindi gli errori effettuati con questo nostro criterio troviamo, nell’ordine, lo stop a Landeck, opportunamente sostituito con quello a Prutz, la sosta a Bolzano, per la quale decidiamo di affrontare la situazione di petto, vista la notevole percentuale di discesa e, infine, la fermata a Trento, della quale parleremo al momento opportuno.

Ed ecco che, a causa dell’errore di valutazione, alle 9.00 suona la sveglia… prestissimo per noi! Come sempre, il nostro primo pensiero è rivolto alla colazione. Rotoliamo letteralmente giù per le scale e ci ritroviamo davanti al buffet che ci offre, come sempre, una vasta gamma di scelta, dal salato al dolce. Dopo esserci opportunamente rimpinzati con dell’ottimo speck altoatesino, decidiamo di concentrarci sui piatti forti della casa: yogurt e latte. Giusto per chiarire il livello qualitativo del latte della zona, specifichiamo che nella porta di una stalla adiacente al nostro albergo troviamo la seguente iscrizione: “La Mila ha scelto il nostro latte”.

La partenza da Malles Venosta avviene intorno alle 11.00, dato che la colazione e la successiva preparazione ci portano via diverso tempo. La prima sosta è a soli 3 km dalla partenza: ci fermiamo infatti nel bellissimo paesino di Glorenza, un vero gioiello medievale, completamente circondato dalle mura ancora intatte. L’unica cosa che ci lascia perplessi è il traffico incredibile di macchine che ne attraversa il centro storico. In un bar del paese, ci permettiamo anche di prolungare la sosta per prendere un caffè… d’altra parte, siamo sempre più addentrati in Italia.

Dopo un velocissimo tour della cittadina, riprendiamo il nostro viaggio verso il capoluogo altoatesino. In questo tratto, la ciclabile attraversa le celebri coltivazioni di mele della Val Venosta, che costeggiano, su entrambi i lati, le rive dell’Adige, il quale continua ad assomigliare più ad un ruscello che ad un vero fiume. Una delle cose più affascinanti della seconda parte del viaggio è proprio legata alle successive evoluzioni dell’Adige: vedere come quel piccolo getto d’Acqua che esce dal lago di Resia divenga via via prima un torrente, poi un fiume e infine la distesa d’acqua larga decine di metri che attraversa il centro di Verona.


In questo tratto ci imbattiamo in un simpaticissimo self-service di mele e relativi derivati: si tratta di un baracchino dove i passanti, prevalentemente ciclisti, possono servirsi da soli di succo di mela, gustare un frutto o acquistare della confettura. Il pagamento viene effettuato semplicemente mettendo i soldi all’interno di una cassettina, dove sono indicati i vari prezzi. Ovviamente, non ci priviamo di due ottimi bicchieroni a testa di succo di mele 100% Alto Adige. Visto che il self-service non offre un unico tipo di succo, ma dispone di cinque varietà diverse, ognuna prodotta miscelando le varie qualità di mele, ciascuno di noi prende un succo diverso da quello degli altri, allo scopo di allargare la gamma degli assaggi. Alla fine del giro dei bicchieri, conveniamo che, nella loro diversità, sono tutti veramente buoni.


Opportunamente rimpinzati dal succo di mele, ripartiamo con l’obiettivo di raggiungere Merano all’ora di pranzo, allo scopo di far visita alla birreria Först. Tuttavia, per la seconda volta nella giornata, l’errata valutazione delle distanze ci costringe a tornare alla realtà: alle 14.00 circa, in preda ai crampi allo stomaco, siamo costretti a fermarci per strada a mangiare un panino, a circa 20 km da Merano. Non è certamente il pranzo che avremmo immaginato, ma serve comunque a soddisfare le nostre esigenze primarie.

La colonna sonora del pranzo è rappresentata dalle numerosissime lamentele di Filippo, che ritiene pressoché impossibile arrivare a Bolzano prima di buio e propone di anticipare la sosta. La questione specifica sfocia, in pochissimo tempo, in una polemica generalizzata riguardante tutto quello che gli viene in mente e, più specificatamente, la scelta delle tappe, le nostre tardive partenze mattutine, l’eccessiva perdita di tempo a fare foto, l’incapacità di raggiungere un posto ad un orario tale da consentire anche un minimo di riposo prima di cena, l’obbligo di dover sempre fare le cose di corsa, senza possibilità di poter godere a pieno di quello che ci offrono i paesaggi o le città che attraversiamo.

Facciamo notare a Filippo che nella sua polemica ci sono diversi aspetti discordanti fra loro, ma ovviamente le nostre parole non danno risultato alcuno e la musica continua incessante fino all’ora di ripartire. Ah, non c’è neanche bisogno di dirlo, ma chiaramente Alessandro e Mauro non rinunciano per nessun motivo alla agognata sosta bolzanina.

Alle 15.30 circa ci rimettiamo in cammino in un’evidente stato di polemica da parte di Filippo nei confronti dei compagni di viaggio. La riconciliazione avviene qualche chilometro prima di Merano, quando, durante una delle innumerevoli soste pipì (una delle verità scientifiche acquisite nel corso di questo viaggio è che la bicicletta stimola la prostata), Alessandro si rende conto che l’albero scelto come bagno è un ciliegio stracolmo dei suoi gustosissimi frutti rossi. Lo stop bagno si trasforma quindi in uno stop cibo e il ciliegio viene letteralmente pelato.


Una mezzora più tardi, verso le 17.30, arriviamo a Merano con lo stomaco pieno, le mani completamente macchiate e l’animo appagato e decidiamo di concederci anche un giro nel suo grazioso centro storico, come se non fossimo già abbastanza in ritardo. Facciamo visita anche ad un suggestivo ponte romano, al quale dedichiamo alcuni scatti.

Verso le 18.00 ci rimettiamo nuovamente in viaggio. Gli ultimi 30 km fino a Bolzano, sebbene in lieve discesa, si rivelano più impegnativi del previsto. Infatti, la stanchezza inizia ad essere la nostra più fedele compagna di viaggio e la visione in lontananza del profilo del capoluogo altoatesino, diviene quasi un miraggio.


Alle 20.00 circa, finalmente, arriviamo in centro. Ci rendiamo immediatamente conto che questa volta raggiungere l’albergo è un po’ più impegnativo rispetto alle sere precedenti, dato che a Bolzano non ci sono soltanto 4-5 case come a Schongau, Lermoos, Prutz e Malles Venosta.

Percorriamo ancora alcuni chilometri e, verso le 20.15, siamo di fronte al nostro albergo. Parcheggiamo le biciclette nel garage e ci curiamo che la porta sia ben chiusa, dato che l’addetto dell’hotel ci terrorizza dicendo che a Bolzano la stragrande maggioranza dei furti riguarda proprio le biciclette.

Saliamo in camera e, una mezzora più tardi, dopo esserci preparati, usciamo nuovamente per cena. Scoprire che il ristorante prescelto è chiuso per ferie, ci mette veramente di pessimo umore. Tuttavia, quella che sembra una serata destinata alla disfatta, si trasforma in un trionfo: troviamo poco lontano un ristorantino dove mangiamo benissimo e soprattutto beviamo un vino bianco della casa veramente mondiale. Ebbene si, a questo punto siamo abbastanza in Italia, da poterci permettere di sostituire la birra con il vino. Per quanto riguarda la parte solida della cena, ci concediamo tre primi e tre secondi tutti diversi da loro, mentre per dolce prendiamo un’ottima mousse allo yogurt.

Perfettamente rimessi in forma dal lauto pasto, decidiamo di immergerci nella movida bolzanina che, inaspettatamente, si rivela veramente notevole. Va detto che la vita si concentra in un’unica via, dove la bolgia è veramente incredibile.

Alla fine torniamo in albergo alle 2.00 (finalmente ad un’ora decente!) con due mojiti a testa nello stomaco. La mattina seguente, scopriremo di non aver avuto l’idea migliore di questo mondo, ma ce ne preoccuperemo l’indomani. Per il momento, buona notte!

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